Massimo Sonnini


 

L'artista



Occhio sul Paesaggio

Il mondo è nelle mani di coloro che hanno e il coraggio di sognare
e di correre il rischio di vivere i propri sogni

Paulo Coelho

 

Con cristallina originalità, Sonnini riesce a infondere questo e molto altro. Ispirato e vivace, risulta figura da seguire in un versante surreale, che rimane, almeno in ambito nostrano, tra i più interessanti degli ultimi decenni.
Nell'alveo intrigante e fascinoso della fantasia, la pittura di Massimo Sonnini incontra repentine sollecitazioni: suggestivi, i colori, costruiscono trame che accendono di stupore luoghi nei quali trovare riparo dal grigiore quotidiano. Quanto alimenta, alla radice, una narrativa in cui non è difficile indovinare taluni rimandi autobiografici, è la memoria e la riflessione di un autore capace di spingersi oltre la dimensione del tempo, nelle pieghe ombrose ed enigmatiche di un' esistenza virtuale.

È in questo irreale contesto, dove antichi riti tornano a consumarsi con lentezza olimpica, che Sonnini elabora una architettura figurativa colma di inattesi protagonisti girovaganti per mondi eterei, sempre e comunque sospesi sull'orlo del precipizio. Il volto surreale di una natura trasfigurata con curiose sembianze antropomorfe incornicia storie che nascono e si esauriscono entro le evanescenti proporzioni del dipinto: tutto, come in una sorta di incantesimo, pare fossilizzato nell'universo dell'impossibile; eppure resistono indizi, sia pure dissimulati, che riguardano da vicino tanto noi quanto l'autore di queste immaginarie composizioni, allusioni che riecheggiano fatti di vita comune, sogni e incubi di più d'una generazione.

Diresti, così, che l'altrove di Sonnini, nelle sue sfumature eccentriche e spesso ingannevoli all'apparenza, riesce tuttavia a stabilire affascinanti relazioni con una realtà inconsapevolmente presa a modello, e subito reinventata, per partecipare oscure inquietudini sepolte nell'anima o in quei territori dello spirito dove, in gran segreto, inceneriscono tenere illusioni. Isole misteriose e borghi turriti diventano, così, luoghi di rifugio, più che di semplice evasione: al largo, barchette di carta - a simboleggiare l'estrema provvisorietà compenetrata alla vita - stazionano deserte in attesa di chissà quale prodigioso evento, sotto l'occhio, bizzarro e compiaciuto, di desueti velivoli - biplani, dirigibili, mongolfiere - incollati come farfalle al blu cobalto del cielo.

Cresce, al cospetto di tali visioni, un senso di spaesamento che induce a riflettere: in che termini l'artificio trasfigura il vero nel verosimile? Cosa attenua e' cosa aggrava gli accenti di una figurazione più primitiva che naïf? E chi è, ancora, quel cavaliere notturno, mascherato, che incupisce il tono di una fiaba inventata; forse, da un ricordo? Interrogativi legittimi dinanzi ad una iconografia che non si svela mai completamente, arroccata, com'è, su un codice espressivo ricco di sfumature ermetiche, di colori improbabili, e tuttavia significativi, all'interno di un'allegoria che riverbera, talvolta, sinistre proiezioni.